Intervista a Franco Caniatti, autore di Otto Game Over
Abbiamo già parlato di Otto Game Over, gioco astratto per 2-4 giocatori in cui piazzare tessere per creare forme in cui posizionare i propri segnalini per ottenere punti (qui potete leggere la nostra recensione). Abbiamo avuto il piacere di fare due chiacchiere con Franco Caniatti, il vulcanico autore del gioco. Eccovi l’intervista!
Ciao Frank, raccontaci di te!
Ciao Barbara, per farla breve sono un creativo che a 25 anni ha mollato un lavoro da dipendente, sicuro e ben retribuito, per iniziare la carriera di illustratore freelance sottopagato. Dopo pochi anni, ho fondato l’Arcastudio, il mio studio di comunicazione a Torino che da 35 anni sviluppa principalmente progetti di comunicazione e design per clienti in diversi settori. Un anno fa abbiamo avuto la folle idea di sviluppare un prodotto tutto nostro: OTTO Game Over.
Come ti sei avvicinato al mondo dei giochi da tavolo?
Adoro gli scacchi, ci ho sempre giocato e ci gioco ancora. Ho amato anche altri giochi da tavolo, principalmente astratti. Non sono sicuramente un giocatore seriale (come lo sono alcuni miei collaboratori) e non ho una grande collezione di giochi. Questo però mi ha permesso di creare un gioco con dinamiche davvero originali. Me lo hanno confermato tutti i giocatori esperti che hanno provato OTTO Game Over: “Si vede che non ha subito le influenze delle meccaniche di altri giochi” e questo per me ha significato molto.
Che tipo di giochi ti piacciono?
Rompicapo, giochi di strategia, astratti in genere, scacchi, giochi in cui è richiesta creatività.
Da quel poco che so, OTTO Game Over ha una storia particolare. Ce la racconti?
OTTO Game Over è stato più una scoperta che una creazione. I primi schizzi li avevo buttati giù inconsapevolmente anni fa per un potenziale cliente: si trattava di piastrelle in ceramica con aggancio perpetuo. Quel lavoro di design non andò mai in porto, forse proprio perché lo scopo di quegli schizzi era un altro: un gioco da tavolo. Incredibilmente infatti quel blocco note rimase sul mio comodino per tantissimo tempo ad accogliere tanti altri miei schizzi notturni fino a quando, con il lockdown 2020, avendo molto più tempo a disposizione, lo aprii e nel rivedere gli schizzi di quelle piastrelle, improvvisamente, mi apparve un gioco da tavolo.
Come si è evoluto il gioco rispetto all’idea iniziale?
È difficile da spiegare ma è stato tutto estremamente facile: come se fosse il gioco a creare se stesso, nelle sue varie componenti, un po’ per volta. Le regole per esempio, rappresentano un caso emblematico. Fin dall’inizio il gioco funzionava, ma non era un gran gioco. Non ero completamente soddisfatto, sentivo che mancava qualcosa… poi una notte, sogno di giocare ad OTTO con identità non ben definite in una differente modalità di gioco. Al risveglio presi appunti. Ben 7 cambiamenti che trasformavano il gioco in qualcosa di unico. L’indomani tornai in ufficio e presentai le nuove meccaniche ai miei collaboratori senza spiegarne l’origine: non potevo essere sicuro che le soluzioni arrivate dall’inconscio funzionassero. Invece, da quel momento, il gioco iniziò a funzionare davvero bene.

In che modo ti ha aiutato il tuo team nello sviluppo?
È in ufficio che il gioco si è evoluto: la creatività dei miei collaboratori ha ulteriormente migliorato il gioco sviluppando quelle dinamiche che rendono OTTO pieno di colpi di scena e di divertimento. Più di 300 partite giocate. Si giocava ogni giorno invece di lavorare e nessuno si è mai lamentato :D.
C’è anche un altro aspetto da considerare: le diverse competenze che abbiamo in ufficio sono state fondamentali per portare il progetto da un prototipo a un prodotto maturo per il mercato. In Arcastudio ci sono esperti cartotecnici, designer, copywriter, video maker, video editor, digital marketer, sviluppatori web e soprattutto persone creative e volenterose che si entusiasmano ad ogni nuovo progetto. Il lancio di OTTO Game Over su Kickstarter ci ha coinvolti così tanto da sacrificare parte delle vacanze natalizie per gestire una campagna di successo. Obiettivo raggiunto in 8 ore, gioco consegnato dopo 3 mesi! I nostri backer non ci potevano credere (neanche noi a dire la verità).
Qual è stato l’aspetto più difficile e quale quello più interessante?
L’aspetto più difficile: metterlo in produzione in Italia senza andare fuori mercato come prezzo. Abbiamo deciso di rimanere in Italia per seguire la produzione di OTTO da vicino, così come facciamo con ogni nostro cliente, e per far sì che l’impronta ecologica fosse la meno impattante. Abbiamo inoltre scelto di eliminare la plastica, utilizzando solo materiali sostenibili e
certificati: carta, cartoncino, legno e stoffa. Tutti materiali di qualità che, insieme a un design curato nei dettagli, hanno reso il gioco un vero gioiello. Ci hanno detto “si vede che le tecniche di produzione non sono le solite”.
L’aspetto più interessante: il riscontro che ci ha dato il pubblico. Quando facciamo provare il gioco, tutti si rendono conto di quanto tutto ciò che sembra banale perché semplice, in realtà non lo è per niente. La profondità delle cose non si trova per forza nella complicazione, ma spesso nell’essenzialità. OTTO Game over è un gioco con poche regole, veloce da intavolare, semplice da imparare. Ci gioca un bambino di 8 anni e si diverte così come un neofita. Se ci gioca un giocatore esperto però, riuscirà a cogliere quelle tattiche che renderanno il gioco profondamente strategico nonostante una certa dose di alea.
Ebbene sì, l’alea c’è, ma non è determinante. Rende il gioco divertente, ribalta il risultato di una partita anche all’ultimo. Ma per vincere una sfida solitamente si giocano 3 partite e possiamo assicurarvi che, nonostante l’alea, sarà il giocatore più bravo a vincere la sfida. Giocando si ha sempre l’opportunità di rifarsi, proprio come nella vita! Noi lo abbiamo battezzato un “astratto-creativo” perché giocando in maniera creativa si può vincere nonostante le sorti avverse, evitando ogni frustrazione. Inoltre, ogni partita è sempre diversa dalle altre e questo fa di OTTO un
gioco longevo e sempre divertente.
Il commento più inaspettato?
Un backer giapponese ci ha detto che, avendo pochissimo spazio a casa, ogni volta che compra un gioco da tavolo deve decidere di quale altro gioco liberarsi. Ci ha detto che si sarebbe liberato di Carcassonne perché, nonostante sia un capolavoro, non riesce mai a giocarlo con la sua famiglia o con gli amici: troppo lungo e complesso spiegarne le regole. Ha scelto OTTO perché nessuno gli dice di no quando propone una partita. Questo commento ci ha lasciato senza parole, anche se noi non approviamo affatto l’esclusione di Carcassonne da una collezione.
Progetti per il futuro?
Abbiamo in cantiere un paio di giochi inediti e uno sviluppo iperstrategico per OTTO proprio per soddisfare gli astrattisti puri che vogliono giocare in modo estremamente strategico. C’è anche un progetto di design che riguarda il mondo degli scacchi. Tanta roba, ma dobbiamo continuare a seguire i nostri clienti nel frattempo!