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Galenus – Recensione

In Galenus i giocatori sono medici dell’Antica Roma che si affaccendano per curare pazienti affetti da patologie legate alle carenza dei quattro umori che regolano il corpo umano secondo le teorie del celebre medico Galeno: sangue, flemma, bile nera e bile gialla. Questo titolo ideato da Harry-Pekka Kuusela e realizzato da Ion Game Design è un piazzamento lavoratori con un twist piuttosto particolare. Continuate a leggere per scoprire perché.

Galenus: panoramica del gioco

Una partita a Galenus è costituita da cinque round nei quali si svolgono una fase azioni e una fase di approfondimento delle teorie in cui si ottengono ricompense.

Galenus

La plancia di gioco offre sei luoghi in cui piazzare i lavoratori e quelle dei giocatori ne aggiungono uno privato. Ciascun luogo ha una zona centrale in cui vengono piazzati i lavoratori (max. uno per giocatore eccetto per la propria plancia), e una serie di spazi azione in cui in seguito i meeple verranno spostati per attivare effettivamente l’azione scelta.

Più nello specifico, i giocatori piazzano un meeple a testa senza attivarlo e prose­guono finché non decidono di smettere di piazzare e iniziano ad attivare. Questo crea una dinamica interessante perché l’ordine di piazzamento non corrisponde all’ordine di attivazione e scegliere la tempistica giusta è fondamentale per svolgere azioni più forti. In pratica si può decidere di piazzare meno di sei lavoratori e iniziare ad attivare più presto. I lavoratori inutilizzati vengono piazzati sul teatro e utilizzati per la fase di dibattito.

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Sul tabellone ci sono i bagni che consentono di ripristinare la salute e affiliarsi a una dottrina, tre regioni in cui è presente un numero di pazienti variabile dei diversi tipi e che presentano anche un’azione alternativa descritta da testo, l’arena dove si curano i gladiatori (pazienti sanguigni) e una carta Viaggio che consente di ottenere libri o erbe.

Per ogni tipologia di paziente c’è un tracciato conoscenza su cui avanzare quando si cura un paziente di quella categoria. Un aspetto particolare è che, attivando uno spazio azione già usato da un avversario, si può apprendere sul campo se questi ha una conoscenza superiore alla propria e quindi avanzare di due passi anziché di uno.

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Ogni tracciato è diviso in quattro parti: arrivare più in alto consente di curare più pazienti con ogni singola azione ma per farlo è necessario superare le caselle contrassegnate pubblicando un’opera sull’argomento, un’azione che si effettua sulla propria plancia. L’altra azione della plancia è perdere una reputazione per convocare un paziente da ogni regione, per poi curarli. Qui sono inoltre presenti degli indicatori che si influenzano a vicenda: la filosofia, quando è al massimo, fa aumen­tare la reputazione, che a sua volta fa scendere la salute, che a sua volta fa perdere focus (e se questo si azzera si perdono punti).

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Nella seconda fase del round si effettua il dibattito: ciascuno avanza di uno spazio per ogni lavoratore non utilizzato e per ogni pubblicazione effettuata sulla malattia oggetto di dibattito. Poi segretamente si punta decidendo quanto filosofia e focus spendere. Si ottengono ricompense in base alla classifica (in questo modo si determina anche il primo giocatore).

A fine partita si fanno punti per le opere di rilievo, la filosofia e i set di quattro erbe diverse (in alternativa le erbe si possono spendere per curare un paziente aggiuntivo del tipo corrispondente). Infine si perde un punto per ogni eventuale paziente non curato rimasto sulla propria plancia.

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Galenus: materiali e grafica

A livello di materiali, raramente ho visto giochi poco ergonomici quanto Galenus. Sul tabellone gli spazi azione sono estremamente piccoli e poco visibili se non guardando bene da vicino. Lo stesso sulle carte: spazi minuscoli con indicazioni appena visibili. Le carte sono concepite proprio male: il testo di gioco è minuscolo (il flavour text grigio su bianco pressoché illeggibile), le icone sono piccole e riportano numerini minuscoli con scelte cromatiche infelici che le rendono ancora meno leggibili. In generale la grafica non salta all’occhio e gli elementi piacevoli sono i tracciati con le colonne colorate e i pazienti rappresentati da simboli di legno colorata.

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Inoltre, le plance dei giocatori sono sottilissime. Il segnaturni è un pezzo di fustella letteralmente grande come un chicco di riso. Nonostante alcuni elementi gradevoli, i materiali non raggiungono la sufficienza.

I commenti del Topo di Ludoteca

Galenus è un gioco della tematica abbastanza particolare e con una meccanica interessante: l’idea di piazzare e poi iniziare ad attivare in momenti diversi rappresenta un buon twist e crea delle dinamiche molto particolari, un’interazione serrata e la possibilità che alla fine un piazzamento si riveli del tutto inutile perché gli altri vi hanno preceduto nell’attivazione e rubato tutto. La tensione al tavolo è palese e le scelte sul quando sono più importanti di quelle sul cosa.

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Detto questo, il gioco non mi ha colpita particolarmente: alcuni aspetti risultano poco calibrati, come i punti per i set di erbe, eccessivi considerando che l’uscita dei vari colori è completamente casuale. Anche l’adesione alle dottrine non è poi molto convincente.

Nonostante i buoni spunti, alcuni aspetti necessitavano forse di un po’ più di play test e la grafica e i materiali sono piuttosto insoddisfa­centi.

Galenus

6.2

Esperienza di gioco

6.5/10

Materiali e grafica

5.0/10

Rigiocabilità

7.0/10

Pro

  • Meccaniche che puntano sul tempismo
  • Buona tensione al tavolo durante il gioco

Contro

  • Scarsa ergonomia
  • Conteggio finale un po' sbilanciato

Barbara Parutto

Fin da bambina Barbara è stata una grande appassionata di giochi da tavolo ed è cresciuta con i classici degli anni '80 e '90. Con il suo compagno ha iniziato a giocare a Magic e da lì al loro primo boardgame il passo è stato breve. Hanno una collezione di circa 300 giochi. Il topo di ludoteca è nato nella scatola di un gioco da tavolo, dove di notte si ritira per dormire. È molto curioso e ogni volta che vede un gioco nuovo gli fremono i baffi per la voglia di provarlo.